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domenica 19 luglio 2015

Un evento importante

Ieri si è sposata una persona a me molto cara, una giovane donna.
Per me è stato un "duro" colpo, non tanto per il matrimonio, quanto per il fatto che presto si trasferirà in Canada, con suo marito. Pare non ci fosse altra scelta. Lui è stato chiamato per studiare lì, roba di prestigio insomma, è un genio per davvero. Inizialmente doveva partire soltanto lui, ma in cuor mio sapevo che lei non sarebbe mai rimasta qui senza il suo compagno...chi lo farebbe?
Mesi fa le dissi proprio così "ao, non fa che te ne vai pure tu in Canada, eh?" ma l'antifonia era nell'aria, ripeto, non poteva andare in altri modi.

Durante la cerimonia ero lì, non molto distante da lei, seduta. Qualcuno tirava su il naso di continuo e si asciugava le lacrime col fazzoletto. Io? Cercavo di non mostrare alcuna emozione. Invece mi sono trovata con gli occhi gonfi, che mi imploravano di lasciar scendere quelle lacrime, non ce la facevano più a reggerle. Con una mossa fulminea, quasi ninja, me le sono asciugate senza l'utilizzo del fazzoletto, prova del fatto che stessi ...piagnucolando. Fortunatamente nessuno si è accorto di nulla.

Soffrivo perchè sapevo che quel passo l'avrebbe portata via da me, allargando la crepa che si è creata tra noi negli anni, a causa di scelte di vita differenti, e di compagnie differenti, soprattutto. Piangevo perchè penso di avere una grande empatia con lei, a senso unico ovviamente. In quel momento non mi sentivo dietro di lei con tutti gli altri, ero LEI, e credevo di capire cosa stesse provando. Un misto di sofferenza, paura, e un poco di convinzione del passo che stava facendo. Convinta si, ma non troppo. Si sarà chiesta "cosa farò dopo? Sto facendo davvero la cosa giusta? Lascerò tutti qui con i propri problemi e io non potrò aiutarli perchè sarò troppo lontana" cose così. E' stata coraggiosa, probabilmente io mi sarei battuta egoisticamente per fare in modo che lui non andasse a studiare dall'altra parte del mondo, oppure lo avrei lasciato andare da solo, con tutti i rischi. Io non mi muoverò mai dall'Italia, perchè credo ancora che chi ha qualcosa tra le mani (abilità, attitudine, talento) sia in grado di farsi largo QUI e di avere un futuro decente. Ma quando vieni chiamato da lì fuori non puoi certo tirarti indietro.

Forse io sono cretina. Mia madre mi dice spesso "ah certo, perchè se la Disney ti chiama e ti offre un lavoro lì, tu non ci vai!?" ho sempre risposto "no, non ci vado perchè sto bene qui, VOGLIO stare qui". Si, forse sono proprio stupida io, troppo attaccata a una terra che non mi offre nulla, e a una famiglia che comunque non posso aiutare, perchè non è aiutabile.

Tornando al matrimonio, sono stata investita da tanti sentimenti differenti. Avrei voluto dire e fare tante cose, ma non ci sono riuscita, lo hanno fatto le sue amiche al posto mio. Lo vedi nei suoi occhi le loro sono tutto per lei, e io passo le ore a chiedermi perchè non sia così anche nei miei confronti, cos'abbia di meno la mia persona. Posso dire di averla cresciuta io negli anni più importanti, tanti atteggiamenti li ha presi da me, tante passioni (tra cui il disegno). Noi due siamo uguali. Modo di parlare, di gesticolare, di pensare e qualche volta di agire.
Non ci avevo mai fatto caso, me lo disse il mio fidanzato la prima volta che gliela presentai. Mi disse "mamma mia vi somigliate proprio tanto!" e io "maddai, cioè?" "come parlate, come sorridete, le espressioni del viso!". Mi sentii molto lusingata di questo, come se mi avessero detto di somigliare al mio idiolo.
Pensandoci, forse sono io che ho assorbito il suo modo di essere, perchè ha una personalità talmente potente da investire qualunque cosa. Tanto è vero che anche le sue amiche hanno atteggiamenti simili, risultando però meno brillanti.
Le vedevo abbracciarsi tutte assieme, stringersi forte, e piangere. Piangeva anche lei, a un certo punto. Forse se avessi mostrato le mie vere emozioni, le avrei fatto capire, come loro, quanto tenessi a lei.
Facciamo spesso l'errore di pretendere che le persone capiscano ciò che sentiamo pur non mostrando alcuna emozione. Pensiamo "ma perchè a me non ci tiene quanto io tengo a lei/lui?"
Chiediamoci anche questo: noi cosa facciamo per far capire a una persona che teniamo a lei? Nulla.
Dirsi tra se e se quanto amiamo una persona, non significa che quella capisca al di fuori, non ha la palla di cristallo. Nella nostra stupidità noi sappiamo ciò che proviamo, DENTRO, ma pretendiamo che gli altri vedano, capiscano e si spera ricambino. Questo non può accadere, a meno che non ci sia qualcuno che straveda per te, e ti dia quello ciò di cui hai bisogno.

Mentre lei era dentro a far foto, io sono andata fuori e ho pianto un paio di volte, seduta su quel magnifico prato Toscano, voltando le spalle alla festa. Non desideravo dare spettacolo, e non volevo che mi vedesse in quello stato per non crearle ulteriore ansia e preoccupazione. Nessuno si è curato di questo, solo io. Ma il risultato è che ho mostrato semplicemente di non tenerci abbastanza, se mi fossi buttata addosso a lei in lacrime forse avrei fatto la mia porca figura. Avrei dovuto piangere più forte di tutti, per farle capire quanto in realtà le voglia bene. Ma ho sbagliato ancora.
Lei è venuta ad abbracciarmi, e io non ho saputo stringerla e dire qualcosa di sensato. I miei abbracci sono molli, con tutti. Una sciocca forma di orgoglio. Se abbraccio sono debole. Lo so che la forza è fare esattamente l'azione opposta, lo so che è un atteggiamento inutile e sbagliato, ma sono sempre stata così. Riesco a strapazzare solo il mio uomo perchè in fondo mi ricorda mio padre, e lui lo strapazzavo sempre. Se ci fosse stato ancora oggi, forse avrei continuato a stropicciargli la faccia, ma non posso. Mentre mi stringeva io mi sentivo sempre più debole, pensavo "checcazzo fai, stai sbagliando ad andare via, lascia perdere" oppure "hei tu, dille qualcosa, dille cosa senti". Ancora una volta non ho avuto la forza.

Se sono arrivata a questo la responsabilità è solo mia. Ho creduto per anni di perdere chi amavo non per causa mia, ma perchè non veniva rispettata la mia condizione. Il mio lavoro non mi permettie grossi rapporti sociali. Questo significa dire di no il 90% delle volte in cui vengo invitata ad uscire. Cosa costruisci così?? Nulla, che pretendi? Che le persone stiano ad aspettare te quando sei comoda? Certo che no. Le persone vanno avanti senza di te, si costruiscono una vita propria, diversa, con amici diversi e hai l'illusione che quando ti "svegli" ed esci un pò le cose siano come le hai lasciate l'ultima volta. E con il passare degli anni gli altri prendono il tuo posto. E' giusto così. Ho 28 anni e ho capito soltanto ieri che mi sono fatta sfuggire dalle mani una vita alla quale tengo davvero, e tante altre alle quali avrei dovuto dare importanza nei tempi opportuni. Ho 28 anni e sono sola, con due amici per il rotto della cuffia che non so come facciano a sopportarmi e nessun rapporto con zii e cugini. Niente, per loro sono stata pressochè indifferente ieri, perchè in realtà io non esisto, e questa è la verità. Se non esisto, è solo colpa mia, che non sono stata capace di lasciare lo spazio ai sentimenti, credendo che tutti stessero in attesa di un mio cenno di vita senza far nulla nel frattempo. Non si torna indietro e ormai non si va neanche avanti.

Lei è l'unica persona, l'unico essere umano a parte la mia famiglia capace di disarmarmi, di indebolirmi, che mi rende dipendente, succube. Ho tagliato i ponti con tanti negli anni, anche persone mooolto importanti che frequentavo tutti i giorni, molto più di lei. Ho tagliato i ponti senza fare una piega, ho pianto per un paio di giorni e me ne sono fatta una ragione. Con lei non è possibile chiudere. Ci ha provato qualche anno fa, e non ci siamo parlate per tre anni. Non so come si è finiti in quella situazione, e non ricordo come ne siamo uscite. Ma di fronte a lei io sono in ginocchio in catene, potrebbe fare di me quello che vuole. E' così e basta. Sarà che per me è ancora un indifesa undicenne, appassionata di Dragon Ball come me. Sarà che la vedo ancora divertirsi con le mie battute, con il mio disegnare situazioni particolari con i nostri personaggi preferiti. Le nostre passeggiate a Via del Corso ogni Sabato, le dormite a casa sua in salone nel sacco a pelo, suo fratello, allora piccolissimo, che mi si buttava addosso dicendomi che voleva sposarmi (e che oggi è tanto se ci salutiamo). Mi ritrovo a dir cose vecchie di dieci anni. Nel frattempo cosa è accaduto? Non lo so, il tempo è volato e lei ha trovato persone in grado di dimostrarle cosa provano con un abbraccio profondo e parole di conforto. Mi sono persa qualcosa e non posso tornare indietro. Non potrò mai prendermi quello che desidero, perchè avrei dovuto non prendere, ma costruire negli anni come han saputo fare altre persone e non io.

Ci siamo lasciate con un abbraccio, il suo era caldo, non troppo stretto. Il mio era debole e molle, ero priva di forze perchè non potevo pensare al futuro. Mi ha detto "sei stanca? Ce la fai a fare il viaggio di ritorno?" (una cosa simile) e io "si, semmai non riesco a pensare al tuo". Non ho saputo dire altro, e dopo quattro ore ero già a casa.
Mamma mi ha chiesto com'è andata, e dopo aver raccontato della cerimonia, sono scoppiata in lacrime confidandole questi sentimenti, con grande difficoltà. Non mi ha capita, ma nessuno può farlo, non sono una persona normale, finalmente ho la conferma.

Sono le cinque del mattino, e vorrei continuare il discorso. Ma che senso ha, quando bastava dire smplicemente "ti voglio bene" e magari esser stata più presente negli ultimi otto anni?. Questo blog mi salva perchè mi da la possibilità di sfogarmi davvero, di parlare un pò con me stessa, e di lasciar scritto un ricordo, seppure doloroso, di quello che provo. Tra qualche anno leggerò ancora queste parole sperando di farmici sopra una risata, o sperando che possano in qualche modo aiutami.

Me ne vado a letto, con gli occhi secchi, che bruciano perchè ho pianto ancora. Ho sonno e non so neanche che cosa ho scritto probabilmente. Domani si torna a lavoro.

Come diceva Gandalf?

"Non vi dirò non piangete, perchè non tutte le lacrime sono un male"

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